sabato 31 ottobre 2009

Venticinque giorni di nostalgia

Alla fine quel giorno è venuto… venticinque giorni fa ho lasciato il mio reparto per iniziare un lavoro completamente diverso in un altro…  Ho pianto più di una volta nel mettere contro il mio armadietto le ultime tacche, ma alla fine ho voluto con tutta me stessa ritrovare la mia serenità, riprendere a dormire, smettere di pensare e pensare e pensare fino a sentirmi sfinita.
Non mi innammorerò mai più di un lavoro, non voglio più farlo… per non soffrire più così tanto. D’ora in poi mi sono prefissata  solo di farlo bene, come sempre, con professionalità e competenza, senza mai arrivare a quella demotivazione ed indifferenza viste in tanti miei colleghi ma senza neanche più perderci il sonno e la tranquillità.
Il cinque di ottobre ho… come dire… tagliato un cordone ombelicale, con dolore ed amarezza, ma convinta di fare la cosa giusta.
Il giorno stesso ho fatto attaccare in bacheca il mio saluto a tutto il personale con cui ho lavorato in questi ultimi otto anni.




Pisa, 5 ottobre 2009 


Ciao a tutti, indistintamente.


Vi scrivo perché non ho avuto la possibilità di salutarvi tutti.

Da oggi non lavoro più qui e desidero che sappiate che  l’esperienza vissuta con voi è stata più che positiva. Non so se sono riuscita a dare sempre il meglio di me… di sicuro ci ho provato, mettendo in questo lavoro tutto  l’impegno di cui sono stata capace, per acquisire la competenza e la professionalità che in un posto come questo sono indispensabili. Spero di essere riuscita a guadagnarmi un po’ di fiducia e di stima, e perché no di simpatia, malgrado i problemi ed i malintesi che nel tempo, inevitabilmente, si sono creati per motivi vari, per la stanchezza ed il nervosismo dovuti al grande carico di lavoro, per parole riportate e mai chiarite, per molti altri motivi che non penso sia il caso di esaminare qui. Se ho ferito qualcuno chiedo scusa, se qualcosa è rimasto in sospeso sono pronta a parlarne ed a chiarire. Di sicuro me ne vado con un po’ di magone, so di lasciare molte belle persone, persone che nel tempo mi hanno dimostrato affetto, simpatia,  fiducia nelle mie capacità. Lascio qui un pezzetto di cuore, lo lascio accanto ai pazienti soprattutto, ai miei colleghi, ai medici con cui ho lavorato gomito a gomito, ma anche a tutte le altre persone con cui non ho lavorato a stretto contatto ma con le quali negli anni ho scambiato confidenze, interessi, consigli, informazioni, favori, e tutto ciò che si vive in una piccola comunità dove ognuno ha un suo ruolo grande o piccolo, ed ognuno contribuisce al buon andamento delle cose. Da oggi non sono più un anello di questa catena ma sono contenta di averne fatto parte, e terrò questa esperienza stretta nel mio cuore sapendo che se non mi servirà altrove dal punto di vista professionale, mi avrà comunque arricchito dal punto di vista umano… come d’altronde tutte le esperienze.

Mi mancherete.
Non vado lontano… solo poche decine di metri, più che superabili per chi vuole tenersi in contatto con me.

 
Vi abbraccio tutti, dai "pilastri" che mi hanno insegnato tutto quello che ho imparato, agli ultimi arrivati che avrei voluto conoscere meglio.


Anna Musolino



Sono passato venticinque giorni da allora, dall’inizio della mia "nuova vita"…  il lavoro che faccio adesso è molto meno affascinante, sicuramente molto più piatto, ma anche molto meno faticoso e stressante, e mi lascia energia da dedicare alla mia famiglia ed a me stessa. Oggi dopo un secolo ho fatto una passeggiata in bicicletta per i campi insieme a Carlo, a fare foto, a chiacchierare tranquilli, a respirare l’odore dell’erba, a godere di quella fatica muscolare che non ha niente a che fare con la stanchezza, ma che è vita, energia, gioia di essere al mondo. La voglia di muovermi, di uscire, fanno parte della ritrovata pace.
Con le mie colleghe più care ed il mio collega  adorato rimarrò in contatto anche senza bisogno di lavorarci… ho lasciato con loro un pezzo di cuore, e loro hanno fatto per me  un gesto che è stato in assoluto il più bello che abbiano mai fatto per me dei colleghi in trent’anni di lavoro. Non lo dimenticherò mai. So che avrebbero voluto che io facessi un’altra scelta. Ma so anche che hanno capito.

Rimarremo vicini… ve lo prometto. Non potrei fare a meno di voi!!!





E se a volte come stasera ho il magone…
E se la visita a sopresa di una paziente trapiantata mi fa venire le lacrime agli occhi…
E se mi sorprende la nostalgia a stringermi forte il cuore e l’anima…
E se passare davanti al mio vecchio reparto mi fa chiudere la gola…



… Passerà.

Semplicemente.

Prima o poi.